In data odierna, mercoledì 17 febbraio, il Presidente dei donatori di sangue dell’Avas-Fidas Monregalese, Mauro Benedetto, ha scritto una lettera al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio per chiedere spiegazioni circa la decisione di non inserirei i donatori di sangue fra le categorie prioritarie per ottenere il vaccino. Il 22 gennaio, lo stesso Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Dott. Giovanni Rezza, in una nota indirizzata agli assessorati delle Regioni spiegava che “il gesto solidaristico dei Donatori di Sangue è essenziale ai fini degli obiettivi del SSN”.
In questo modo, di fatto, il Ministero della Salute suggeriva di inserire i donatori di sangue tra le categorie privilegiate per ottenere il vaccino contro il Covid-19. Essendo però la delega alla saluta di competenza delle Regioni, i donatori di sangue dell’Avas-Fidas Monregalese hanno deciso di chiedere chiarimenti. “Ogni giorno che passa – spiega Mauro Benedetto – leggiamo sui giornali dell’assegnazione del Vaccino antiCovid19 a questa o a quella categoria di cittadini. Ai donatori di sangue, a cui fu dedicata una comunicazione del Ministero della Salute, ancora nulla. Dato che è la Regione stessa ad avere la delega alla salute, ho deciso di scrivere al Presidente Cirio per portare la nostra voce”.
Un’azione che risulta necessaria per poter garantire un servizio che per molti cittadini significa vita. Il sangue è un elemento insostituibile per molte terapie salvavita per non parlare di interventi urgenti in cui sono fondamentali le trasfusioni di grandi quantità di emocomponenti.
“Rezza scrive “essenziale” e non “utile” o altro aggettivo. – si legge nella lettera del Presidente Mauro Benedetto e indirizzata al Presidente della Regione Alberto Cirio – In effetti ha ragione: senza l’apporto dei donatori di sangue sarebbe impossibile garantire servizi essenziali come le cure a malati oncologici, trapianti o anche le urgenze causate da incidenti sul lavoro o stradali. A mio modesto avviso, il donatore di sangue è configurabile come parte attiva del Sistema Sanitario in deficit del quale potrebbero essere scompensati molti livelli di sicurezza”.