Donazione di Sangue: le domande frequenti. (FAQ)

Come fare per donare il sangue?

Per Mondovì e per il monregalese occorre recarsi presso l’Ospedale Montis Regalis in via S. Rocchetto, 99.

La prenotazione è obbligatoria al n. 0174 677184. Il Centro Trasfusionale si trova a piano terreno ed è aperto ogni giorno feriale dalle 8:00 alla 11:00. Il CT osserva anche alcuni sabati e domeniche di apertura con gli stessi orari. Per sapere quali sono, clicca qui.

Bisogna essere a digiuno per donare sangue?

Il mattino del prelievo è preferibile essere a digiuno o aver fatto una colazione leggera a base di frutta fresca o spremute, thè o caffè poco zuccherati, pane non condito o altri carboidrati. Le donne che hanno in corso una terapia anticoncezionale non devono sospenderne l’assunzione quotidiana.

Tutti possono diventare donatori?

Chiunque abbia compiuto i 18 anni di età e pesi più di 50 kg. può presentarsi presso una qualsiasi sede FIDAS. Un medico effettuerà un colloquio, una visita, e gli accertamenti di tipo diagnostico e strumentale per verificare che non vi siano controindicazioni alla donazione. La tutela della salute e della sicurezza sia del donatore che del ricevente sono fondamentali.

Esiste un rischio di contrarre infezioni donando sangue?

Assolutamente no, perché il materiale impiegato per la donazione è totalmente sterile e viene usato una sola volta.

La privacy dei risultati delle mie analisi è garantita?

Il segreto medico e la legge sulla “Privacy”, che individua le “figure” responsabili al trattamento dei dati in questione assicura la massima discrezionalità e segretezza di tutti gli aspetti sanitari e dei risultati delle analisi effettuate.

In quanto tempo si rimpiazza il sangue donato?

La sottrazione di sangue viene immediatamente compensata dall’organismo i liquidi accumulati dai tessuti vengono richiamati in circolo e il midollo osseo accelera la produzione di globuli rossi in tal modo, il valore di sangue ritorna ai valori originali in un periodo di tempo compreso tra qualche minuto e poche ore. II ripristino dei globuli rossi avviene più lentamente ma generalmente si completa entro un mese circa dal prelievo.

Per quanto tempo si puo’ conservare il sangue?

Dato che i globuli rossi si deteriorano con l’invecchiamento e nel sangue conservato avvengono varie modificazioni chimiche, il sangue intero deve essere usato entro 35 giorni dal prelievo. Attualmente, però, con l’aggiunta nelle sacche di sostanze nutritive (Mannitolo + Adenina) il sangue può essere conservato sino a 42 giorni anzi, se i globuli rossi vengono congelati, possono essere conservati, a bassissima temperatura, ancora più a lungo.

Cos’è un’unità di sangue?

Un’unità è costituita da 450 ml (+/- 10%) di sangue che viene raccolto durante una sola seduta di donazione. I soggetti sani hanno circa 5-7 litri di sangue e possono tranquillamente cedere un’unità si sangue.

Chi mi ricorderà quando potrò fare la prossima donazione?

In situazioni ordinarie, ogni donatore può presentarsi, di propria iniziativa, una volta trascorso l’intervallo previsto. I donatori iscritti alla nostra Associazione fruiscono gratuitamente del servizio di chiamata tramite SMS che ricorda loro che possono recarsi a donare.

Sono un donatore di 66 anni, godo di buona salute e pratico ancora attività sportiva a livello agonistico (podismo). Ho sempre donato presso un centro trasfusionale, ma sono stato sospeso per raggiunti limiti d’età. Il mio vicino, mio coetaneo (un pantofolaio), continua a donare, come si può giustificare questa differenza di trattamento?

Gentile donatore, i requisiti fisici per l’accettazione del candidato donatore sono stabiliti dalla legge DM 3 marzo 2005, per quanto riguarda la donazione di sangue intero, il candidato deve possedere un età compresa tra i 18 e i 65 anni. La donazione di sangue da parte di soggetti di età superiore può essere autorizzata dal medico responsabile della procedura di selezione. Nel suo caso presumo che il medico, valutata la sua situazione clinica e i suoi esami di laboratorio, abbia ritenuto opportuno sospenderla per raggiunti limiti d’età.
Premesso che i nostri medici applicano gli stessi criteri di selezione, nei donatori con età = 65 anni, viene valutata con particolare attenzione la situazione cardiovascolare (al donatore viene richiesto un ECG annuale e non deve assumere farmaci antipertensivi), inoltre si diminuisce il numero delle donazioni. Se tutte queste condizioni vengono rispettate e se i risultati degli esami danno esito favorevole, si può concedere al donatore di donare fino al 70 anno di età. Ritengo dunque che non si sia trattato di una differenza di comportamento, penso piuttosto che, per il suo coetaneo, il medico, valutata attentamente la situazione clinica lo abbia ritenuto idoneo nel rispetto della legge.

Sono un donatore di sangue iscritto all’AVAS-FIDAS. So dell’esistenza di molti volontari che non sono iscritti ad alcuna associazione ma che svolgono l’attività di donatore. Che differenza comporta essere iscritti oppure no?

Caro donatore, la differenza è molta. Innanzi tutto le Associazioni di Donatori di Sangue sono riconosciute dallo Stato Italiano che ha affidato ad esse la delega per tutte le attività pertinenti al mondo della donazione: valorizzazione del gesto, sensibilizzazione e ricerca di nuovi donatori, chiamata e raccolta delle sacche (solo per UDR autorizzati).
AVAS-FIDAS lavora a stretto contatto con il CT di Mondovì che lo informa sulle necessità normali o urgenti di sangue. A sua volta, l’associazione provvede a chiamare immediatamente tutti quei donatori che risultino idonei in quel momento ma lo può fare solo ai propri iscritti. Il non associato, essendo slegato da ogni contatto associativo, non può ricevere informazioni sui bisogni di sangue o emocomponenti che potrebbero stimolarlo a donare nei momenti di necessità o, magari, a sospendere temporaneamente l’attività se non vi fosse necessità del gruppo sanguigno di appartenenza.

Sono una studente di medicina al 5° anno, vivo in casa con i miei genitori e mia madre è affetta da epatite C. Recentemente mi sono recata presso un centro prelievi, dove, dopo aver compilato il questionario mi è stato spiegato il motivo della mia non idoneità: “convivenza con pazienti affetti da epatite”. In base alle mie conoscenze scientifiche e dopo essermi documentata, reputo che questa decisione sia molto discutibile. Potrei avere anche il suo parere?

Cara futura collega, in linea di principio sono d’accordo che la non idoneità, in questa situazione, sia discutibile e che la sospensione potrà sembrarti una “punizione severa”, ma in questo caso noi medici, addetti alla selezione del donatore, dobbiamo applicare una legge che è molto chiara: “Conviventi e partners sessuali di malati affetti da epatite virale o con positività nota per HBsAg (se conviventi o parteners non vaccinati) o anti-HCV (confermati con Test di conferma) sospensione fino a 4 mesi dalla fine della convivenza o dall’ultimo rapporto”. Inoltre devi considerare che, in ambito sanitario ed in particolare in medicina trasfusionale, memori delle esperienze passate, la sicurezza trasfusionale è prioritaria e la prudenza non è mai troppa.

Mio figlio è affetto da una patologia cardiaca importante, per la sua guarigione dovrà sottoporsi ad un intervento che, a detta del chirurgo, necessiterà di molte unità di sangue. In questa particolare situazione, sia io che i miei familiari, potremmo donare per lui?

Gentile Signore, sono dispiaciuto per la sua situazione, ma colgo l’occasione per spiegarle alcune cose. La legge non ammette, se non per casi particolari, le donazioni dedicate, inoltre sarebbe opportuno sapere se lei e/o i suoi familiari siete idonei alla donazione e se siete compatibili, come gruppo sanguigno, con quello del paziente. Altro dato importante sarebbe quello di quantificare, approssimativamente, di quante unità necessita l’intervento a cui deve sottoporsi suo figlio e soprattutto sapere se la data concordata per l’intervento non possa subire degli spostamenti all’ultimo minuto. Inoltre, in queste donazioni, che vengono definite psicologicamente motivate, lei avrebbe la certezza che tutti i suoi “familiari” siano disposti a raccontare la verità? Il consiglio che mi sento di darle è quello di affidarsi al sangue dei donatori, volontari, anonimi e non retribuiti, che periodicamente effettuano le donazioni, e scelgono autonomamente di fare questo gesto per un solo “interesse” altruistico. Colgo invece l’occasione per esortare lei e i suoi familiari a cogliere questa “difficile” situazione per avvicinarsi alla realtà dei donatori di sangue

Sono un giovane donatore di sangue e ho letto su internet che in alcuni paesi è legale la vendita del sangue. Lo è anche in Italia?

Non conosco molto le realtà trasfusionali di altri paesi, ma posso immaginare che ciò possa accadere, soprattutto in paesi con livelli sanitari e socio-economico assistenziali in via di sviluppo. Anche in Italia, in passato, esistevano i cosiddetti “mercenari del sangue”, infatti nella storia della nascita di molte associazioni di volontariato vengono citati esempi di questo malcostume. La donazione di sangue, In Italia, è regolamentata dall’art.17 della Legge 107/1990, che prevede pesanti sanzioni per chiunque prelevi, procuri, raccolga, conservi o distribuisca sangue umano, con la reclusione da uno a tre anni e la multa da lire 400.000 a lire 20.000.000. Se il colpevole di questo traffico è una persona che esercita la professione sanitaria, oltre alla condanna vi è l’interdizione dall’esercizio della professione per un periodo non inferiore a due anni. Inoltre chiunque ceda il proprio sangue a fini di lucro è punito con l’ammenda da lire 300.000 a lire 3.000.000. Il sangue a pagamento deve da tutti essere rifiutato, anche per i rischi che esso comporta nella trasmissione di malattie infettive, oltre che per motivi morali ed etici, la donazione dovrebbe essere dettata da un puro spirito di solidarietà.

Sono un donatore di sangue e mi capita sovente di leggere attraverso mail, internet e facebook di appelli di persone o medici che cercano donatori con gruppi sanguigni particolari per aiutare delle persone affette da patologie gravi. Sono appelli a cui dobbiamo rispondere o sono solamente bufale o catene di S. Antonio?

Caro donatore, purtroppo conosco bene questa realtà è generalmente alla base di questi appelli ci sono spesso situazioni cliniche decisamente difficili, che, la maggior parte delle volte, portano i familiari a reagire in modo “scomposto”, cosa molto comprensibile. La ricerca di particolari gruppi sanguigni, definiti “rari”, viene normalmente svolta nei servizi trasfusionali all’interno del loro parco donatori, e se ciò non bastasse le ricerche vengono estese a livello regionale e nazionale, grazie alla presenza di organi come il Centro Regionale di Coordinamento e Compensazione e il Centro Nazionale Sangue. Ogni donatore viene identificato e “studiato” approfonditamente, dal punto di vista dell’identificazione del gruppo sanguigno, e se dovesse rientrare in questa particolare categoria sarebbe il primo ad essere informato. Quello che possiamo fare quotidianamente, indipendentemente da questi episodi, e continuare a perseverare nella nostra opera e estendere alla maggior parte delle persone questo sentimento di solidarietà.

Sono uno studente universitario ed avrei l’intenzione nel prossimo futuro di donare sangue. A tale proposito volevo sapere questo: chi ha accesso alle mie analisi del sangue e come in generale viene garantita la mia privacy?

La donazione di sangue è normata dal Decreto Ministero della Salute 02 Novembre 2015, emesso dal Ministero della Salute, che nel Protocollo per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue ed emocomponenti, al Titolo I (Informazione e tutela della riservatezza), art.2 e art.3, ne regolamenta questo particolare aspetto. Nello specifico le riporterei un passaggio chiarificatore, dove:” Il personale sanitario delle strutture trasfusionali e di raccolta è tenuto ad adottare tutte le misure volte a garantire la riservatezza delle informazioni riguardanti la salute fornite dal candidato donatore e dei risultati dei test sulle donazioni, nonché nelle procedure relative ad indagini retrospettive, qualora si rendessero necessarie. Inoltre è tenuto a comunicare al donatore qualsiasi significativa alterazione clinica riscontrata durante la valutazione predonazione e/o negli esami di controllo. Da ciò si evince che le sue informazioni, analisi e tutto ciò che riguarda il suo stato di salute, inerente la donazione, verrebbe trattato e gestito da personale sanitario e amministrativo nel rispetto del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, intitolato Codice in materia di protezione dei dati personali e noto impropriamente anche come Testo unico sulla privacy.

Donare sangue può essere in qualche modo dannoso per la salute? Lo è anche per le donne affette da ciclo mestruale?

Partendo dal presupposto che il donatore (maschio o femmina) sia una persona sana, cioè goda di ottima salute e che i suoi parametri ematochimici consentano un simile atto, e questo venga fatto sotto il controllo e la tutela sanitaria, nel rispetto della normativa che la regolamenta (Decreto Ministeriale del 03 marzo 2005), in modo da renderla più sicura possibile e certamente non dannosa per la salute di chi la esegue, quale migliore occasione per DONARE ad altri che, per situazioni sfortunate, si trovano in condizioni non ottimali. Premesso che il periodo mestruale non debba essere considerato come una”affezione”, intesa come una patologia della donna, e che la normativa non preveda una controindicazione alla donazione in questa particolare situazione, sarebbe opportuno approfondire e chiarire questo punto. In una donna sana il flusso mestruale dura di solito dai 3 ai 5 giorni, ma dai 2 ai 7 è considerato normale: la variazione dipende dal calibro delle arteriole interessate dall’emorragia. La perdita media di sangue durante le mestruazioni è di 35 ml, ma tra i 10 e gli 80 ml è considerato normale. Quello che invece potrebbe controindicare la donazione è la sindrome premestruale, che colpisce fino al 25% della popolazione femminile italiana in età fertile: si tratta di un insieme di sintomi fisici e psicologici che si manifestano in modo sistematico nella seconda parte del ciclo mestruale (fase luteinica). Si parla di sindrome proprio perché caratterizzata da una varietà di sintomi e manifestazioni (astenia, irritabilità, dolori muscolari, cefalea, etc), che oltre a quelli fisici hanno anche ripercussioni comportamentali e psicologiche. Ogni donna vive a suo modo questo particolare momento con manifestazioni diverse, che possono essere presenti come uno o più sintomi contemporaneamente ed essere più o meno intensi e più o meno invalidanti. Quindi qualora si rientrasse in questa situazione sarebbe buona norma non recarsi in sede di prelievo, ma rimandare la donazione.

Sento spesso parlare di carenza di sangue soprattutto nel periodo estivo. Ma non ci pensano già i donatori?

La carenza di sangue nei mesi estivi è purtroppo un dato di fatto, per cui storicamente nelle regioni italiane si rilevano forti contrazioni nella raccolta, che coincidono con l’inizio delle vacanza e i flussi delle partenze, a fronte di un fabbisogno che rimane stabile. Donare il sangue è un atto volontario e non retribuito, che fa appello al senso civico di aiuto verso chi ne ha bisogno, questa non è una caratteristica solo ed esclusivamente dei donatori di sangue. Ogni cittadino dovrebbe sentire questa necessità, infatti nessuna struttura ospedaliera potrebbe essere in grado di assicurare alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei donatori. Non aspettiamo che siano sempre gli altri a farsi avanti, rendiamoci disponibili in prima persona.

Sono un omosessuale, non ho un partner fisso, posso donare il sangue?

I protocolli di accertamento dell’idoneità del donatore stabiliscono che ad essere a rischio non sono le persone bensì i comportamenti, che riguardano indistintamente uomini e donne al di là del loro orientamento sessuale. Quindi al donatore si richiedere di sottoscrivere un modulo dal quale devono emergere eventuali comportamenti a rischio, validi sia per gli omo che per gli eterosessuali, da ciò si deduce che essere un omosessuale non è un impedimento alla donazione.

Donare il sangue fa bene alla salute?

Caro donatore/donatrice questa domanda prevede una duplice risposta e spero che il risultato finale sia chiaro.
Risposta A)
Se affrontiamo l’argomento dal punto di vista prettamente medico dovrei dirle che io non ho mai letto, in nessun testo di medicina, che la donazione di sangue sia un atto fisiologico. Infatti il nostro organismo ha a disposizione una serie di cellule (le piastrine) e un insieme di proteine (fattori della coagulazione) che intervengono per impedire all’organismo di perdere sangue. Inoltre se osserviamo il comportamento di un individuo che si ferisce accidentalmente, questo, per istinto, agirà in modo da impedire la fuoriuscita del sangue dalla lesione, cercando di tamponare, fasciare, bloccare la perdita.
Risposta B)
Se affrontiamo l’argomento dal punto di vista etico e morale, partendo dal presupposto che il donatore sia una persona sana, cioè goda di ottima salute e che i suoi parametri ematochimici consentano un simile atto, e questo venga fatto sotto il controllo e la tutela sanitaria, in modo da renderla più sicura possibile, quale migliore occasione per DONARE ad altri che, per situazioni sfortunate, si trovano in condizioni non ottimali. Questo gesto altruistio, apparentemente semplice, permette di dare un’opportunità” terapeutica”in patologie più o meno complesse.

Sono una giovane portatrice sana di tratto talassemico, con valori di Hb variabili fra 11 g/dl e 12 g/dl, vorrei iniziare a donare. Sarebbe consigliabile?

Cara donatrice il Decreto Ministero della Salute 02 Novembre 2015 stabilisce che le donne portatrici sane di alfa-beta talassemia possono donare sangue intero, a patto che l’emoglobina pre-donazione sia = di 12 g/dl, e che tale parametro può essere = 11,5 g/dl in caso di donazione in aferesi (plasma e/o piastrine). Vista la sua giovane età e la conseguente, presumo, presenza di cicli mestruali, le consiglierei, se i suoi parametri emato-chimici sono idonei, di effettuare le donazioni in aferesi, che dal punto di vista medico sono, nel suo caso, meno anemizzanti.